"La vera scoperta non consiste nel trovare nuovi territori, ma nel vederli con nuovi occhi".
Marcel Proust

Creatività e Pensiero laterale

LA CREATIVITA'
La natura delle creatività è l’abilità di vedere le cose in maniera DIVERSA.
Una falsa convinzione è quella di pensare che tale abilità sia una dote innata e che quindi non possa essere insegnata. Intere generazioni di insegnanti si sono trincerate dietro questo presupposto sbagliato, un po' per pigrizia, un po' perchè negli ultimi 70 anni il sistema scolastico è stato guidato da un modello cognitivo che affonda le sue radici in un profondo razionalisno. Un modello secondo cui l’intelligenza è basata sul ragionamento deduttivo e sulla conoscenza degli antichi maestri e dei classici che sono sempre stati nella cultura occidentale, italiana in particolare, un paradigma imprescindibile e inconfutabile a cui fare continuamente riferimento, Tutto il sistema scolastico è stato dunque improntato allo sviluppo di un’abilità di tipo accademico. Per anni il sistema scolastico si è preoccupato di insegnare COSA pensare e quasi mai, se non in casi rarissimi e non istituzionali1 si è adoperato per insegnare COME pensare, per fornire cioè gli strumenti necessari per una crescita cognitiva ed esistenziale all’insegna dell’autonomia del pensiero.
SOFIA IMBUTO ok

Kenneth Robinson2, educatore e scrittore britannico sostiene che, in base a questa convinzione ancestrale del sistema d’istruzione europeo, le persone sono state divise, per troppo tempo, in due tipi di profili: accademico e non accademico; ma quel che è peggio intelligente e non intelligente. La conseguenza è che molte persone pur essendo dotate di una brillante intelligenza, spesso alternativa rispetto alla massa, pensano di non avere questa qualità perché sono state per anni giudicate, all’interno del sistema scolastico, secondo questa visione esclusiva della mente-unica e dell’intelligenza logico-deduttiva.
Un esempio di questa cristallizzazione del modello è dato dalla divisione degli alunni in classi in base all’età e non in base alle attitudini, alle competenze o agli interessi.
Questo modello prevede una crescita standardizzata e conformizzata, come si vede dall’incremento di test, prove parallele e monitoraggi ancorati ai programmi, spesso ciò accade anche quando vengono proposti come misuratori di competenze.
Ken Robinson propone un’inversione di tendenza, l’idea di un nuovo paradigma basato sul pensiero laterale che valorizzi le varie intelligenze e le consolidi all’interno di uno sviluppo creativo del pensiero.
Se fosse previsto un monitioraggio teso a misurare il livello di creatività nelle scuole, si otterrebbero risultati inquietanti, come è stato dimostrato da George Land3 attraverso una ricerca sulla misrazione della creatività;  secondo tale ricerca  il comportamento non-creativo è appreso, dunque, a differenza di quello che erroneamente si pensa, la creatività innata dell'individuo in età prescolare viene coartata nell'arco del percorso scolastico.
E’ stato chiesto a 1500 persone di illustrare vari usi di una comunissima graffetta.graffetta

Secondo il sistema di misurazione di questo studio se si supera un determinato numero (più di 50) di possibilità d’uso si è considerati un genio del pensiero laterale. Un adulto medio ne trova al massimo 10/15, se proprio si sforza molto. In una scuola circa il 98% degli alunni sottoposti al test ha trovato più di 50 soluzioni. Era una scuola di geni? No! Solo una scuola materna composta di bambini dai 3 ai 5 anni. Poiché era una studio a lungo termine agli stessi bambini dopo 5 anni (tra gli 8 e i 10 anni) è stato somministrato un test simile; poi riproposto ancora a distanza di 5 anni (tra i 13 e i 15). Ecco il dato inquietante: la capacità dei bambini di rispondere creativamente alle richieste del test era diminuita in maniera inversamente proporzionale alla crescita ma soprattutto alla permanenza nel mondo della scuola. Da quest'esperienza Robinson trae la sua conclusione, e cioè che la tendenza alla creatività è innata e si affievolisce nel corso degli anni perché viene ingabbiata all'interno di sovrastrutture iperazionali nelle quali si viene sempre più inquadrati. Ciò avviane affinché possa funzionare un sistema non ancora pronto al pluralismo interpretativo,  basato invece sulla validità di un'unica risposta accettabile, che è quella che dice l ’insegnante o quella che riporta il manuale...”ma non bisogna andare a guardare e non bisogna copiare perché copiare significa imbrogliare cosa che fuori della scuola si chiama collaborare”. E continua: “per prima cosa, dobbiamo sbarazzarci di questi concetti antiquati come scolastico, non scolastico, astratto, teorico, pratico e vederli per quello che sono: dei miti. E poi dobbiamo riconoscere che un apprendimento efficace avviene principalmente in gruppo, e che la collaborazione è il fondamento stesso della crescita. Se atomizziamo le persone, le dividiamo e le giudichiamo separatamente, formiamo una specie di barriera tra loro e il loro ambiente naturale di apprendimento”4.

ROBINSON

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Allora quello che deve cambiare è il paradigma delle false convinzioni che permeano la cultura delle istituzioni determinando la cristallizzazione di “cattive pratiche” e che contribuiscono a creare una frattura tra la scuola e la vita, tra la dimensione teorica dell’esistenza e quella pragmatica della quotidianità. La vera sfida della scuola moderna è quella di formare donne e uomini consapevoli e competenti, capaci di osservare e problematizzare la realtà, cercare soluzioni nuove a vecchi problemi. Donne e uomini orientati a stabilire rapporti sociali positivi, pronti e preparati ad intervenire nella società in cui si trovano a vivere per modificarla e migliorarla. Lo studente oltre a possedere le conoscenze necessarie per la sua crescita culturale deve sviluppare abilità e capacità tese a interpretare problemi, a progettare e mettere in atto strategie risolutive, a riflettere sugli obiettivi mancati e ad autoregolare la propria azione, esercitando e controllando la propria capacità di pensare in maniera costruttiva ed efficace. 
IMPARARE AD ESSERE CREATIVI SI PUO'!
L’apprendimento di TECNICHE CREATIVE (es. pensiero laterale), la frequentazione di PERSONE DIVERSE e l’abitudine ad ATTEGGIAMENTI APERTI E TOLLERANTI, sono gli ingredienti necessari per il potenziamento massimo del processo creativo.
La scuola, a nostro avviso, non sempre fornisce questi elementi che hanno un' importante ricaduta sulla flessibilità cognitiva dell’individuo anche ai fini delle proprie scelte etiche ed esistenziali.
Il sistema scolastico ancora vigente spesso consolida quella che Karl Duncker5 chiamava fissità funzionale, quell'atteggiamento mentale che  ostacola il processo creativo creando una sorta di blocco mentale che impedisce di vedere la funzionalità alternativa di un oggetto, di una situazione, di un elemento che, analizzato da un altro punto di vista, potrebbe tornare utile per la risoluzione estemporanea di un problema, anche di ordine pratico.
Una delle tecniche che possono aiutare a superare tale limite cognitivo, da cui si fugge solo se si prende atto di averlo, è il PENSIERO LATERALE. 
SOFIA INSIGTH OK
IL PENSIERO LATERALE
Il pensiero laterale è un particolare metodo di trattamento delle informazione da parte della mente che INTENZIONALMENTE provvede alla trasformazione dei modelli pre-costituiti per ricercare nuove soluzioni a problemi logici partendo da altri punti di vista.
LE TECNICHE DEL PENSIERO LATERALE:
De Bono sostiene che “il pensiero laterale è strettamente correlato alla creatività, ma mentre la creatività è spesso la descrizione di un risultato, il pensiero laterale è la descrizione di un procedimento mentale. Un risultato lo si può solo ammirare, ma di un procedimento si può apprendere l’uso.”7
Il pensiero laterale utilizza a sua volta la tecnica della PROVOCAZIONE, cioè il consapevole spostamento del pensiero in un ambito apparentemente inappropriato nel quale va ricercata la soluzione al problema proposto. A questo spostamento di prospettiva molto spesso si aggancia l’INSIGHT (“visione interna” o intuizione), cioè la comprensione improvvisa e subitanea della strategia utile per arrivare alla soluzione di un problema o della soluzione stessa solo dopo che (consapevolmente o inconsapevolmente) sono stati ri-strutturati gli elementi del problema.
Quest’approccio intuitivo-olistico, induttivo, globalizzante e sintetico, si contrappone a quello logico-razionale, deduttivo sequenziale, analitico, del cosiddetto “pensiero verticale” che è ancora la base del nostro sistema scolastico. 
Dunque, oltre alla suggestione della prospettiva educativa offerta da Robinson, il nostro progetto si ispira alla convinzione di Edward De Bono, e cioè che il pensiero verticale e quello laterale siano due modalità complementari del processo cognitivo, indispensabili l’una all’altra, ma che si basino su due strategie ben definite che bisogna imparare a CONOSCERE e CONTROLLARE perché possano essere utilizzate consapevolmente e rendere quanto più produttiva possibile la nostra capacità di risoluzione dei problemi.
Coordinare tale dualismo cognitivo con consapevolezza e padronanza delle diverse procedure concettuali a seconda delle contingenze, fornisce, a nostro avviso, ottime basi per la formazione della propria personalità e per la risoluzione di problematiche teoriche ed esistenziali che attendono risposte creative e non precostituite.
UN ESEMPIO CLASSICO DI PENSIERO LATERALE
ANTONIO E CLEOPATRA
(Puoi ottenere suggerimenti per la soluzione scrivendo le tue domende o ipotesi a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - E' fondamentale l'interazione per la risoluzione del quesito perché solo in questo modo si comprende l'intero processo di destrutturazione e ricostruzione, tipica del pensiero laterale).
METTERE ORDINE NEL PROCESSO CREATIVO
Abbiamo esordito col dire che imparare ad essere creativi si può, questo implica che il processo creativo non è, come spesso si pensa, confuso e caotico ma esiste un vero proprio modello del pensiero creativo che segue uno schema preciso. Se, come sostiene Mark Brown (colaboratore di Tony Buzan ideatore delle mappe mentali), le idee vengono fuori in situazioni rilassanti dove il pensiero non è chiamato a creare ma crea spontaneamente, è anche vero che bisogna riordinare il flusso caotico delle idee secondo un protocollo che prevede tre fasi:
PREPARAZIONE: FOCUS SUL PENSIERO
• raccolta delle informazioni
• creazione di una prospettiva di lavoro
• lancio della sfida
INCUBAZIONE: "VASCA DELLE IDEE"
• pensiero associativo - libera associazione di idee collegate tra loro senza un apparente nesso logico
• abbandono totale al pensiero creativo
• emersione del subconscio
• pensare “fuori dalla scatola”
L’EUREKA!
Le nostre idee hanno sempre una relazione con qualcos’altro con cui apparentemente non sono congruenti. Quando il cervello cosciente, si accorge della mancanza di una relazione immediatamente significativa, censura l’elaborazione e smette di pensare in quella direzione. Ma il subconscio continua a lavorare e dà il meglio di sé quando non siamo chiamati a “produrre idee”, quando cioè smettiamo di lavorare razionalmente. Le interconnessioni associative, lasciate libere forniscono una gamma molto ampia di nuove prospettive che, in questa fase, accolte con sospensione di giudizio saranno raffinate e migliorate poi nella fase finale, in cui bisognerà far convergere il pensiero in un punto di sintesi nel quale, questa volta con l’aiuto di un giudizio di pertinenza e comparando le varie possibilità, si raccoglierà il prodotto finale. 
E’ molto importante in questa prospettiva essere sempre consapevole della fase in cui si è in ogni momento del percorso.

NOTE
1) Confronta in questo sito l'articolo; "L'apprendimento immersivo ieri e oggi:Don Milani"
2) Ken Robinson, “Fuori di testa” Ericson,2015
3) George Lande e Beth Jarman, Breaking Point e oltre, San Francisco: HarperBusiness, 1993 -  http://www.creativityatwork.com/2012/03/23/can-creativity-be-taught/
4) Ken Robinson, La scuola uccide al creatività -  https://www.youtube.com/watch?v=rKS_HhdSJ_4&t=1785s
5) Karl Durkein ......
6) *E. De bono, Creatività e pensiero laterale, Bur, 2010
7) IBIDEM